Cosa vuol dire: Clausola Vessatoria?

Clausole vessatorie nei contratti tra professionista e consumatore
La disciplina delle clausole vessatorie rappresenta uno degli strumenti principali di protezione del consumatore nei rapporti contrattuali con i professionisti.
Di seguito una panoramica completa e approfondita su cosa si intende per clausola vessatoria, quali sono le norme applicabili e quali strumenti di tutela sono previsti dal Codice del Consumo (D. Lgs. n. 206 del 2005).
Qual è il quadro normativo di riferimento?
La normativa relativa alle clausole vessatorie è disciplinata dagli articoli 33-38 del Codice del Consumo (D. Lgs. 6 settembre 2005, n. 206). Tale quadro normativo, recentemente aggiornato in attuazione della direttiva (UE) 2019/2161, offre una maggiore tutela amministrativa ai consumatori contro le pratiche abusive dei professionisti.
Parallelamente, gli artt. 1341 e 1342 del Codice Civile disciplinano condizioni generali di contratto e formulari, applicandosi tuttavia a un ambito più ampio e offrendo una tutela meno incisiva rispetto al Codice del Consumo.
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Cosa si intende per “clausole vessatorie”?
Cosa vuol dire?
Una clausola vessatoria è una disposizione presente nei contratti che, anche qualora sia stata inserita in buona fede, determina uno squilibrio significativo tra gli obblighi a carico delle parti, penalizzando in modo eccessivo una delle due.
Questo squilibrio viene valutato considerando la natura del bene o del servizio, le circostanze esistenti al momento della conclusione del contratto e le altre clausole correlate.
Non sono vessatorie le clausole che regolano oggetto e prezzo del contratto, purché siano formulate in modo chiaro e comprensibile. Inoltre, le clausole che riproducono disposizioni normative non possono essere dichiarate vessatorie.
Cosa si intende per lista grigia e lista nera?
La lista grigia, contenuta nell’art. 33 comma 2 del Codice del Consumo, elenca clausole che si presumono vessatorie salvo prova contraria del professionista, tra cui:
- Limitazioni o esclusioni di responsabilità del professionista.
- Clausole che limitano le azioni o diritti del consumatore.
- Applicazione di penalità eccessive per inadempimenti.
- Facoltà unilaterale del professionista di modificare il contratto o di recedere.
- Scelta del foro competente in luogo diverso dal domicilio del consumatore.
La lista nera, di cui all’art. 36 comma 2, invece, identifica clausole sempre vessatorie e nulle, anche in presenza di trattativa specifica:
- Esclusione o limitazione della responsabilità per morte o danni alla persona.
- Limitazione di diritti in caso di inadempimento.
- Imposizione di clausole di cui il consumatore non ha avuto effettiva conoscenza prima della sottoscrizione.
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Qual è l’ambito di applicazione?
L’ambito soggettivo riguarda esclusivamente contratti tra un professionista (persona fisica o giuridica che agisce per scopi professionali o commerciali) e un consumatore (persona fisica che agisce per fini estranei alla sua attività imprenditoriale o professionale). La normativa si applica sia ai contratti standardizzati (formulari) sia a quelli non standardizzati.
Qual è lo scopo della normativa?
La disciplina mira a correggere l’asimmetria contrattuale tra consumatore e professionista, garantendo al primo una chiara individuazione delle clausole abusive e strumenti efficaci per contrastarle. L’obiettivo è anche quello di sensibilizzare i professionisti verso contratti più equi, chiari e comprensibili.
Quali rimedi sono previsti?
Il consumatore può ricorrere a tre diversi strumenti di tutela:
- Nullità di protezione delle clausole abusive.
- Tutela inibitoria per impedire l’uso di clausole abusive.
- Tutela amministrativa, tramite intervento dell’AGCM.
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Cosa si intende per nullità di protezione delle clausole vessatorie?
La nullità di protezione (art. 36) è una nullità parziale e relativa, che tutela esclusivamente il consumatore. In pratica, la clausola vessatoria viene dichiarata nulla senza compromettere l’efficacia complessiva del contratto. Tale nullità può essere rilevata d’ufficio dal giudice anche in assenza di impugnazione da parte del consumatore.
Cosa si intende per tutela inibitoria contro le clausole vessatorie?
La tutela inibitoria (art. 37) consente ad associazioni dei consumatori e professionisti di chiedere al giudice un provvedimento che vieti al professionista di utilizzare clausole abusive nelle condizioni generali di contratto. Questa tutela è preventiva e collettiva, finalizzata a impedire che clausole dannose vengano inserite nei contratti futuri.
Cosa si intende per tutela amministrativa contro le clausole vessatorie?
La tutela amministrativa, introdotta dall’art. 37-bis, attribuisce all’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) il potere di accertare la vessatorietà delle clausole anche d’ufficio. L’AGCM può adottare provvedimenti sanzionatori contro il professionista che utilizzi clausole abusive, imponendo multe significative, specialmente se l’impresa non si conforma ai provvedimenti emanati o fornisce informazioni false o incomplete.
Questo intervento, rafforzato dalla recente direttiva europea, rappresenta un significativo potenziamento della tutela amministrativa, garantendo una protezione efficace e tempestiva dei diritti dei consumatori.
Come capire se una clausola è vessatoria?
Per individuare una clausola vessatoria, bisogna valutare se essa determini uno squilibrio significativo tra i diritti e gli obblighi delle parti contrattuali.
Ad esempio, sono tipicamente vessatorie le clausole che limitano o escludono totalmente la responsabilità di una delle parti, oppure quelle che prevedono unilateralmente, solo a vantaggio di una delle parti, la facoltà di recedere dal contratto o sospenderne l’esecuzione.
A partire da aprile 2023, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha il potere di sanzionare l’inserimento di clausole vessatorie nei contratti con sanzioni pecuniarie che variano da 5.000 a 10 milioni di euro.
Questa misura è stata introdotta per rafforzare la tutela dei consumatori e garantire l’equità nei rapporti contrattuali.
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